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Il due e il suo rovescio. Appunti critici da un’analisi di Petrolio di Pier Paolo Pasolini

RIVISTA STUDIUM



Negli appunti che inaugurano Petrolio, Pasolini introduce due personaggi, due esseri, che discutono del destino di un corpo che rimane incosciente sotto il loro sguardo. Il dialogo è ripetitivo e ha il ritmo di una contrattazione. Il peso che c’è dentro è mio. Ripete Tetis. Tu prenditi ciò che è tuo e io mi prendo ciò che è mio. Tu ti prendi il tuo Corpo. E io mi prendo l’altro Corpo che c’è dentro. Carlo, affacciato sul balcone di casa, assiste alla scena e allo sdoppiamento della sua persona, dal corpo vede venir fuori un feto che assume in breve le sue sembianze: i due sono identici e si fissano accorti, Karl e Carlo condividono la voce e la fisionomia, ma appartengono a orizzonti distinti. Pasolini, in apertura del romanzo, mette due immagini allo specchio senza che l’una possegga l’altra, ne risulti l’antagonista o se ne discosti del tutto. Cosa significa questo raddoppiamento? Cosa comporta la rifrazione?

Il tema del doppio e di una divisione costitutiva del soggetto – di uno scarto che si introduce nell’identità – così come emerge nel discorso di Freud e, in un secondo momento, nell’analisi della soggettività approntata dalla riflessione francese da Lacan al pensiero post-strutturalista, permette di fare luce sulla sovrapposizione dei due personaggi, e di renderne conto. Per Pasolini, infatti, si tratta di una simmetria la cui dialettica di rimandi e slittamenti termina in uno stallo, evidenziando come il doppio vada inteso, in primo luogo, come il rovescio di un tessuto.

La dualità di Carlo e Karl, allora, non si esaurisce in un espediente narrativo e isola una chiave di interpretazione che accompagna in for- me distinte il linguaggio letterario o cinematografico di Pasolini, per assumere un ruolo precipuo nelle sue ultime produzioni. L’articolo seguirà questa direttrice per investigarne i passaggi e i presupposti; il cedimento nella coerenza univoca del personaggio e della narrazione – nell’agglutinamento temporale del mito o nella voce degli attori, per esempio – che non tracima in una nuova identità o in una forma di complementarietà o sintesi.


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